di Roberto de Mattei
tratto da Radio Roma Libera
L’Italia, dal 21 ottobre, ha un nuovo governo: il miglior governo possibile nel peggior momento storico dalla nascita della Repubblica italiana, nel 1946.
Che cosa significa il miglior governo possibile? Significa che, poiché la politica è l’arte del possibile, chi governa non può costituire un governo ideale, ma solo quello che la realtà gli permette Giorgia Meloni ha dovuto tener conto del contesto internazionale ed europeo, che, lascia ben poca autonomia al nostro Paese, perché gli Stati nazionali, dopo Maastricht, sono stati espropriati di gran parte della loro sovranità. La premier deve tener presente inoltre la potenza di fuoco mediatica dei cosiddetti poteri forti e le spinte interne di una coalizione di centro-destra dalle diverse anime politiche. Come ogni uomo politico può fare ciò che è concretamente possibile, senza rinunziare ad alcuni princìpi di fondo che la guidano. E questo appare il miglior governo tra quelli possibili, perché è il primo governo di destra della Repubblica italiana dalla sua fondazione. Silvio Berlusconi, che ha il grande merito di aver fermato l’ascesa comunista in Italia nel 1994 era ed è un liberale, nel senso europeo del termine, ma si è sempre definito un uomo di centro, piuttosto che di destra. Giorgia Meloni è una donna di destra, eletta nel 2020 presidente dei Conservatori europei, un raggruppamento che ha come cardini la difesa della sovranità degli Stati nazionali, il controllo dell’immigrazione clandestina, la libertà dalla tassazione arbitraria ed oppressiva, il rifiuto di ideologie come quella del gender. Di questo raggruppamento fa parte il partito polacco Diritto e Giustizia (PiS) che governa la Polonia. E tutto lascia pensare che Giorgia Meloni seguirà, anche in politica internazionale, la linea del primo ministro polacco Mateusz Morawiecki, piuttosto che quella del primo ministro ungherese Viktor Orbán. Il nuovo ministro degli Esteri Antonio Tajani è sulla medesima linea.
Il governo di Giorgio Meloni può essere definito un governo di destra non solo per la posizione del Presidente del Consiglio, ma anche per quella di molti suoi ministri, non solo di Fratelli d’Italia, ma anche della Lega e di Forza Italia. E’ stata sventata in extremis la nomina a ministro della Cultura dell’anticlericale Giordano Bruno Guerri, che avrebbe avuto un significato simbolico disastroso, ed è un bene che i due ministeri chiave dell’Istruzione e della Cultura siano andati a due uomini politici conservatori come Giuseppe Valditara e Gennaro Sangiuliano. La ricostruzione politica parte infatti da quella culturale, e la formazione dei giovani, che rappresentano il futuro, è il primo obiettivo che deve porsi un governo dalle ambizioni non effimere. E se è vero che l’emergenza è economica, bisogna che anche la questione economica sia affrontata in una prospettiva di ricostruzione innanzitutto morale. Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti è, come molti altri ministri di questo governo, un cattolico praticante che non ignora certamente quest’aspetto. Confidiamo anche che il ministro della Famiglia Eugenia Roccella possa condurre a viso aperto una politica di autentica difesa della famiglia e della vita nascente, capovolgendo le aberrazioni proposte negli ultimi anni dai partiti di sinistra.
Questo governo si trova tuttavia ad affrontare una situazione drammatica. L’Italia e l’Occidente si trovano dal 24 febbraio 2021 in guerra. Una guerra ibrida, ma reale, che non ha ancora raggiunto il suo acme, e che può avere gravi ricadute non solo sul teatro militare, ma all’interno delle singole nazioni, minacciando il tessuto sociale che ne assicura la sopravvivenza e innescando fenomeni di protesta, anche violenta. Ma la catastrofe politica ed economica che minaccia l’Europa come conseguenza dell’invasione russa dell’Ucraina, prima di avere ragioni geopolitiche ha le sue radici ultime nell’abbandono dell’ordine naturale e cristiano da parte dell’Occidente. La conflagrazione bellica appare solo l’ultimo esito di un processo storico di cui alcuni rappresentanti del governo, come il nuovo sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano, conoscono bene tutte le fasi culturali e morali.
Va detto che senza un aiuto speciale di Dio un’inversione di rotta appare umanamente impossibile. Questo aiuto lo si ottiene con la preghiera che ci permette di ottenere la grazia per seguire la legge naturale. La missione della Chiesa e del Vicario di Cristo in terra è questa, e non altra: ricordare le verità salutari che il mondo ignora o disprezza. Ed è quello che anche noi, nel nostro piccolo, cerchiamo di fare. Parafrasando sant’Alfonso Maria de’Liguori, che diceva “chi prega si salva, chi non prega si danna”, vogliamo ribadire che quando una nazione ritorna all’ordine naturale e cristiano risorge, quando se ne allontana precipita nel caos.
Questo è il bivio di fondo davanti al quale si trova il nuovo governo al quale, nel giorno del suo giuramento, facciamo i migliori auguri, assicurando le nostre preghiere.