Raccontare Civitella del Tronto significa immergersi in un luogo dove è passata la Storia. Quella Storia con la s maiuscola; perché non parliamo solo di una successione di eventi temporali. Bensì parliamo di Fede e Tradizione. Ed entrambe sono atemporali. Come spesso piace citare al suo organizzatore: “A voi il tempo, a noi l’eternità”. Venire a Civitella significa abbracciare una croce. “È croce, ma è la croce di Gesù: quando l’abbraccio non la sento più. Non ho contato i giorni del dolore: so che Gesù li ha scritti nel mio cuore”, scriveva padre Giovanni Bigazzi. E come l’hanno abbracciata quei soldati che a Civitella, consapevoli del loro esito fisico, e certi del loro esito metafisico, così ogni anno cerchiamo di farlo noi nel nostro piccolo. Con Pucci a guidare il nostro plotone nel rendere omaggio a quei dimenticati eroi. Dimenticati ma solo per la storia (con la s minuscola appunto).
Sono molti i racconti che ho sentito su Civitella e decido quest’anno di prenderne parte anch’io. Pochi giorni dopo la mia adesione mi viene chiesto di essere uno dei conferenzieri. Nei mesi addietro ho pubblicato articoli di musica e mi si chiede di tenere una breve conferenza sul canto gregoriano. Ne sono onorato anche se dentro di me sentivo quella sensazione di incapacità dovuta, non tanto per la conferenza in sé o per la platea, quanto nel condividere questo palco con persone più virtuose e più meritevoli di me. L’uomo propone e Dio dispone.
Arriviamo il venerdì sera a Civitella e come da tradizione, viene fatta la via crucis per le vie del paesino. A guidare la funzione c’è un giovane sacerdote, don Gabriele Davino, che guida la parte spirituale del Convegno. Nel silenzio di quel paese risuona il canto “Gesù mio, perdon pietà!”. Qualche vecchietta si affaccia e accende un lumino alla finestra in segno di omaggio e trovando conforto nel passaggio di quella croce che veglia su quelle strade.
Il sabato mattina viene tenuta la messa e a seguire iniziano le conferenze che si susseguono fra mattina e pomeriggio con la pausa del pranzo. A dare il via è proprio don Gabriele con una conferenza dal titolo “La Santa Chiesa Cattolica e il mondo”. Tra gli ospiti presenti al Convegno è presente l’editore Marco Solfanelli che spende qualche minuto per un suo saluto ai partecipanti. A lui va una doverosa medaglia al valore per il lavoro che svolge, non solo per i tempi oscuri in cui viviamo (dico oscuri perché oggi è più facile trovarsi fra le mani un telefonino piuttosto che un buon libro), ma anche per le tematiche coraggiose a cui dà spazio. Proprio la casa editrice Solfanelli a Civitella ci offre una grande vastità della sua produzione che è possibile acquistare.
A parlare prima di me c’è il professor Regazzoni, decano degli oratori di Civitella; nonostante la veneranda età e la distanza geografica (abita a Basilea) è sempre presente al Convegno. Nel suo intervento parla a più riprese di Sant’Agostino e in me cresce un po’ di apprensione sapendo che pochi minuti dopo ne avrei dovuto parlare anch’io, seppur in altra maniera. Alla fine l’emozione è solo un ricordo e tutto procede bene. Giunto al termine del mio intervento vengo fermato proprio da Regazzoni che si complimenta e una chiacchera dopo l’altra, finiamo a parlare di musica classica e di lirica. L’argomento ci sfugge di mano che già ci ritroviamo in tarda serata, quando alcuni di noi si sono già ritirati nelle proprie stanze, e noi irriducibili animali notturni, siamo seduti all’hotel Zunica a bere un bicchiere di liquore Centerbe. Rituale immancabile a Civitella.
La domenica mattina dopo aver preso la messa, saliamo alla fortezza a ricordare quei soldati che difesero la loro bandiera, la loro croce. Non può mancare il nostro alzabandiera con lo stesso stemma di allora, il canto dell’inno borbonico e la recita del De Profundis.
Grazie a Dio ci siamo noi come antidoto al tricolore esposto proprio dentro quelle mura.
Sono molte le storie che potrebbero essere raccontate su Civitella, e il sottoscritto ne conosce solo una parte; tuttavia non posso fare a meno di pensare che questo Convegno sia un porto sicuro per me e per quelli come me che cercano cultura cattolica e spiritualità cattolica. Materie assai rare oggigiorno. Instaurare omnia in Christo.
“Bisogna soprattutto preoccuparsi perché sia conservato ciò che in ogni luogo, sempre e da tutti è stato creduto.” (San Vincenzo di Lerins)