di Franco Maestrelli
fonte Destra.it
“Caro Giorgio […] come facevo a spiegare che amo i miei parrocchiani più che la Chiesa e il Papa? E che se un rischio corro per l’anima mia non è certo quello di aver poco amato, ma piuttosto di amare troppo (cioè di portarmeli anche a letto!) E chi non farà scuola così non farà mai vera scuola e è inutile che disquisisca tra scuola confessionale e non confessionale è inutile che si preoccupi di riempire la sua scuola di immaginette sacre e di discorsi edificanti perché la gente non crede a chi non ama e è inutile che tenti di allontanare dalla scuola i professori atei […] E chi potrà mai amare i ragazzi fino all’osso senza finire col metterglielo anche in culo se non un maestro che insieme a loro ami Dio e tema l’Inferno e desideri il Paradiso?” Questa stupefacente e piuttosto sboccata pedagogia è in una lettera di don Lorenzo Milani al suo amico Giorgio Pecorini (in Giorgio Pecorini, Don Milani! Chi era costui? Baldini & Castoldi, 1996 pag. 386-391). E nonostante queste frasi scandalose, ben note, regolarmente, e già ben prima della sua morte (avvenuta il 26 giugno1967) fino a oggi, l’icona di questa figura di prete ultraprogressista viene proposta e imposta dal mainstream culturale.
In occasione delle celebrazioni del centenario a Barbiana il 27 maggio 2023 erano presenti il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il Sindaco di Firenze Dario Nardella e il Presidente della Conferenza Episcopale Cardinale Matteo Zuppi. Tutti i biografi concordano sul fatto che don Milani non ha mai messo in atto le sue pulsioni omosessuali e per timor Dei, come scrive, le ha tenute a freno limitandosi a queste espressioni volgari ma qualcuno ha raccolto il suo insegnamento e l’esito è stata la scandalosa esperienza del Forteto.
Una cooperativa agricola nel Mugello nata per raccogliere bambini in difficoltà che si è trasformata in luogo di stupri e di violenze e il cui leader Rodolfo Fiesoli, per anni consigliere del Centro di documentazione su don Milani, dopo lunghissime vicende giudiziarie è stato alfine condannato a quattordici anni e dieci mesi di carcere per violenza sessuale e maltrattamenti.
A don Milani ovviamente non è attribuibile alcuna responsabilità personale di quanto avvenuto in anni successivi alla sua morte nella cooperativa Il Forteto ma la sua opera e il suo insegnamento hanno contribuito a scardinare la società con i suoi attacchi alla famiglia, alla figura paterna, alla scuola, alla gerarchia e alle istituzioni. Ricordando nel suo libro Rovesciare il ’68 (Mondadori, 2008) i disastri apportati dalla rivoluzione sociale di quegli anni, Marcello Veneziani scrive che don Milani delineò il modello della “scuola assembleare, che non premia i meriti e le capacità, […] che non seleziona, che non educa e non migliora e non produce alunni più liberi e uguali, ma più bulli e prepotenti”.
Lo scrittore del Mugello Pucci Cipriani in occasione del centenario del prete ribelle ha voluto raccogliere in un volume curato insieme all’Avv. Ascanio Ruschi alcuni brevi saggi che gettano ben fosca luce sull’icona del cattocomunismo. Nel libro troviamo un articolo di Giano Accame pubblicato nel lontano 1958 sul settimanale Il Borghese che già evidenziava le criticità dell’insegnamento del prete di Barbiana contenute nel suo libro Esperienze pastorali, accolto con entusiastici favori sui giornali della Democrazia Cristiana e da taluni ambienti ecclesiastici.
Ma tale opera suscitò anche violente polemiche sulla rivista dei Gesuiti la Civiltà Cattolica e fu censurato infine dal Sant’Uffizio del Cardinal Alfredo Ottaviani. Dopo aver letto il libro l’allora Patriarca di Venezia Cardinal Roncalli, futuro Papa Giovanni XXIII, esclamò “l’autore deve essere un pazzerello scappato dal manicomio. Guai se si incontra con un confratello della sua specie!”. Del resto don Milani a sua volta definì il suo Cardinale Ermenegildo Florit “un deficiente e un indemoniato” …
Infatti lo sboccato prete del Mugello non risparmiava attacchi alla gerarchia, alle istituzioni nel nome della lotta di classe e della sua utopia rivoluzionaria. Nel libro di Pucci Cipriani troviamo anche memoria di un’altra impresa di don Milani: la polemica furiosa contro i Cappellani militari in nome del pacifismo e dell’obiezione di coscienza espressa nella sua Lettera ai cappellani militari. L’unica guerra che considerava giusta era quella partigiana e quella contro i “ricchi”, espressa con questi toni: “ Hai ragione, sì, hai ragione, tra te e i ricchi sarai sempre te povero ha aver ragione. Anche quando avrai il torto di impugnare le armi ti darò ragione”. Quella polemica ebbe come conseguenza la denuncia del prete e un’umiliazione per il Cappellano della Divisione Tridentina Monsignor Luigi Stefani esule da Zara che incautamente volle incontrarlo a Barbiana.
All’altra “perla” del profeta del Mugello Lettera a una professoressa (1967) che tanta parte ebbe nella contestazione del Sessantotto diventando un manuale dei contestatori è dedicato il capitolo della scrittrice Cristina Siccardi che coglie le criticità esplosive della anti-pedagogia milaniana. Quella pedagogia che pervasa da uno spirito di lotta di classe marxista porterà poi alcuni giovani a impugnare davvero le armi contro lo Stato borghese. Lo storico, Roberto de Mattei, traccia un breve profilo biografico dell’icona progressista nato in una famiglia agiata ed elevata culturalmente (il padre Albano Milani Comparetti era a sua volta figlio di un archeologo e la madre Alice Weiss proveniva da una famiglia ebraica triestina con forti interessi culturali ma entrambi agnostici e anticlericali), che dopo iniziali studi artistici si converte in piena guerra ed entra in Seminario per essere ordinato nel 1947.
Lo scrittore toscano Enrico Nistri esamina dal punto di vista di un insegnante l’anti-pedagogia di don Milani che voleva una scuola senza vacanze e senza ricreazione, senza latino, e senza il Crocifisso nelle aule. La seconda parte del volume è dedicata attraverso gli scritti di Pier Angelo Vassallo, Stefano Borselli e Armando Ermini alla scandalosa vicenda del Forteto delineandone il legame ideologico con l’insegnamento del prete fiorentino. Questa scabrosa vicenda durò anni sotto lo sguardo distratto dei politici sinistrorsi che visitavano e elogiavano la cooperativa, la difendevano dagli attacchi suscitati dalle inchieste inevitabili e persino lo storico Franco Cardini figura nella presentazione del volume La strada stretta. Storia del Forteto (Il Mulino, Bologna 2003).
Il merito del libro di Pucci Cipriani è l’aver demolito il mito cattocomunista e aver rivelato della figura del prete di Barbiana tutto quello che i media omettono anche perché il suo insegnamento perdura ancora oggi e gode, come si è visto in occasione delle celebrazioni del centenario, prestigio e favore in alto loco considerando che la Fondazione per le celebrazioni è presieduta dalla ben nota Rosy Bindi … Come scrive il filosofo Gustave Thibon “ Troppi uomini di sinistra, dissimulando i loro istinti di sovversione sotto il velo di un ideale di giustizia e di progresso, sono fin troppo felici di scuotere, attraverso il falso ordine borghese e la tirannia del denaro, le nozioni eterne di autorità e gerarchia” (in Diagnosi. Saggio di fisiologia sociale, Iduna Edizioni, Sesto S.Giovanni, 2021).
Da Barbiana al Forteto (Don Milani e il Donmilanismo) a cura di Pucci Cipriani e Ascanio Ruschi. Edizioni Solfanelli, Chieti 2023, pagine 183, euro 14,00