Tratto da: Una Vox
https://fsspx.news/fr/news-events/news/le-vaccin-contre-le-covid-19-est-il-moralement-sur-62283
di Don Arnaud Sélégny
San Luigi cura gli appestati – Louis Testelin il Vecchio
Dal momento che sono stati messi a punto diversi vaccini contro il Covid 19, intorno a questi prodotti hanno circolato diverse voci che avanzano l’impossibilità morale di utilizzarli.
La situazione farmaceutica è estremamente complessa e in evoluzione. Ad oggi si contano quasi una cinquantina di vaccini diversi, già prodotti o in corso di elaborazione, concepiti secondo 4 metodi distinti.
Il presente articolo tratta esclusivamente della risposta da dare alla questione morale: sulla base concreta del funzionamento di un vaccino e della maniera in cui è stato preparato, è possibile utilizzare l’uno o l’altro di questi vaccini senza commettere peccato?
Libero ciascuno di avere la sua opinione sull’origine del Covid 19, sulla maniera in cui è stato gestito qui o là, sulla politica di vaccinazione di tale o tal’altro paese, sulla vaccinazione in generale; ma tutti questi elementi non cambiano per niente la conclusione data qui.
L’articolo è stato pubblicato il 6 marzo 2021 ed è composto da tre parti, necessarie per comprendere il giudizio morale espresso.
San Sebastiano curato da Santa irene – Georges de La Tour
Presentazione della vaccinazione
L’idea vaccinale
L’idea di preparare il corpo contro gli effetti nefasti del veleno o di agenti infettivi, non è nuova. Si potrebbe dire che risale a Mitridate (132-63 AC). Questi assumeva piccole quantità di veleno allo scopo di adattarvisi. Questa idea la si ritrova oggi nella desensibilizzazione, che ha lo scopo di diminuire le reazioni inappropriate nei soggetti allergici: il soggetto è messo in contatto con delle quantità crescenti di elementi ai quali è sensibile, per giungere alla fine a sopprimere la reazione allergica.
Nella vaccinazione il meccanismo è differente: consiste nell’iniettare in tutto o in parte un agente infettivo, a volte solo la sua produzione, per provocare la reazione dell’organismo e permettergli di acquisire un’immunità contro questo agente.
Da qui possiamo trarre una prima conclusione importante. La vaccinazione utilizza una proprietà del corpo umano o animale: la sua capacità detta immunitaria di opporsi attivamente agli agenti estranei che l’attaccano. Per esempio, se un soggetto è infettato dal bacillo di Koch, agente della tubercolosi, e guarisce, egli sarà immunizzato contro una nuova infezione: e questa è l’immunità naturale. Se un altro soggetto è vaccinato col BCG (Bacillo di Calmette e Guérin), derivato dal bacillo di Koch reso inoffensivo, egli sviluppa ugualmente un’immunità, prodotta dalla vaccinazione: è questo il caso della immunità indotta, efficace contro il bacillo di Koch.
Ma è evidente che anche questa immunità è ugualmente naturale: cambia solo la maniera con cui è stata prodotta. Spesso, questa immunità indotta è meno duratura, poiché la reazione sollecitata è meno importante di quella che si produce nel corso di una malattia.
I diversi tipi di vaccino
Fino ad oggi, i vaccini potevano classificarsi in due categorie: i vaccini viventi attenuati e i vaccini inattivati.
Nel primo caso, prima di somministrarlo, si modifica l’agente infettivo allo scopo di renderlo inoffensivo, ma mantenendo il suo potere antigenico, cioè la sua capacità di provocare una reazione immunitaria. Caratteristico di questo metodo è il BCG. Il sistema immunitario attacca l’agente vaccinale e conserva in memoria questo suo intervento, così in seguito sarà in grado di difendersi dall’attacco dell’agente infettivo.
Tuttavia, questo tipo di vaccinazione è contro indicata nei soggetti immuno-depressi – il cui sistema immunitario è deficiente – poiché allora vi è il rischio di una vera infezione. Il caso si è presentato nella vaccinazione contro il vaiolo, che ha prodotto dei drammi.
Nel caso dei vaccini inattivati, l’agente infettivo è morto; esso può essere somministrato intero o in parte. Un caso tipico è quello del vaccino antitetanico: non si utilizza l’agente infettivo, ma la tossina che lo produce, che è pericolosa e anche mortale. Questa tossina, prima di essere somministrata, viene disintossicata, così da non essere più pericolosa, ma conserva il suo potere antigenico.
Quest’ultima categoria comprende i vaccini detti “proteici”: l’agente vaccinale è composto solo di proteine dell’involucro del virus o dell’intero involucro svuotato del suo contenuto.
Un’altra variante consiste nell’utilizzare un virus inoffensivo per l’uomo, per introdurre l’agente vaccinale nel suo bersaglio cellulare (vettore virale).
I vaccini sintetici
Da dieci anni si studia un nuovo tipo di vaccino; esso è stato studiato per malattie come l’Ebola o Zika. L’idea è stata ripresa per il vaccino contro il Covid 19.
Come ogni essere vivente, il virus Covid 19 contiene un materiale genetico formato dall’acido ribonucleico (ARN). Nei viventi, l’ARN può esistere sotto diverse forme: l’ARNm (messaggero) che trasmette delle informazioni dell’ADN del nucleo della cellula ai sistemi utilizzatori; l’ARNt (trasmettitore) che porta gli elementi da assemblare secondo il codice dell’ARNm; l’ARNr (ribosomico) che costituisce i ribosomi, gli elementi per la fabbricazione delle proteine.
L’idea del vaccino sintetico consiste nel copiare una piccola parte del virus interessato, sotto la forma di un ARNm. Nel caso del Covid 19 la parte scelta è quella che codifica la spicula, un elemento che permette al virus di introdursi nelle cellule.
Questo ARNm è somministrato al soggetto e penetra in una cellula, cosa che comporta la sua moltiplicazione. Quando esso esce dalla cellula viene individuato come elemento estraneo e distrutto dal sistema immunitario. In questo modo il soggetto acquisisce una immunità indotta che gli permetterà di lottare contro una infezione reale da Covid 19.
L’interesse di questo metodo è costituito dalla rapidità della sua messa a punto. I due laboratori che hanno già annunciato dei risultati molto soddisfacenti, utilizzano questo metodo. Il laboratorio russo Gamaleya produce un vaccino in maniera similare, ma utilizza un “vettore”, cioè un virus inoffensivo per l’uomo, per introdurre il frammento di ARN: questo potrebbe porre un problema morale che esamineremo più avanti.
Gli specialisti dell’ARNm avanzano delle obiezioni sul vaccino con questo nome, che meritano di essere prese in considerazione. Per prima cosa, diversi parametri necessari all’efficacia del vaccino sembrano troppo aleatori. Ne consegue che i pazienti affetti dal cancro o da malattie auto-immuni potrebbero subire delle complicazioni. In più, la possibilità che l’ARNm venga trasformato in ADN non è nulla, quantunque molto debole. Questo potrebbe comportare una incorporazione di questo ARN nel genoma. Questo è il motivo per cui questa vaccinazione è controindicata per i pazienti infetti dal virus HIV.
Infine, in materia di vaccinazioni, la storia della medicina ha dimostrato che non si può fare a meno di seguire certe tappe e del tempo necessario per compierle. La precipitazione con la quale sono stati autorizzati questi vaccini ARNm può quindi essere considerata senza esitazioni come una imprudenzagrave.
La preparazione dei vaccini
La preparazione di un vaccino comporta tre tappe: la concezione, la produzione e il test da laboratorio. Nel corso di queste tre tappe può insorgere una difficoltà morale, a causa del contesto in cui è stato preparato il vaccino.
Notiamo immediatamente che i vaccini contro le malattie trasmesse da batteri non sono in questione. In questo caso, infatti, l’ambiente di cultura è solo un insieme di nutrimenti utilizzati dal batterio per nutrirsi: glucosio, acqua, calcio, ecc.
Nel caso dei vaccini virali la difficoltà è la seguente: ciascuna delle tre tappe per la loro preparazione può richiedere una coltura del virus, che abbisogna di un ambiente composto da cellule viventi. Nel caso particolare dei vaccini sintetici questo è necessario solo nella fase del test.
Ora, i virologi utilizzano tre tipi di cellule: cellule tratte da organi umani o animali; linee continue che sono spesso di origine cancerosa e si moltiplicano quasi indefinitamente; e cellule embrionali umane, che si moltiplicano ugualmente per lungo tempo.
Le linee embrionali umane
Tra queste esistono attualmente almeno tre linee che sono tratte da un aborto: la linea HEK-293 tratta da un feto abortito nel 1972 nei Paesi Bassi; la linea MRC-5, tratta da un feto abortito nel 1966 in Inghilterra; e la linea Per.C-6, tratta da un feto abortito nei Paesi Bassi nel 1985.
Quindi, l’utilizzo di cellule tratte da feti abortiti per produrre vaccini va avanti dagli anni sessanta, ed ha già permesso l’elaborazione di diversi vaccini, come quelli che prevengono la rosolia, la varicella, l’epatite A e l’herpes zoster.
Nello sviluppo di vaccini contro il Covid-19, queste cellule sono utilizzate per produrre vettori virali (adenovirus), che porteranno l’agente vaccinale, o la proteina della spicula del coronavirus, che indurrà una risposta immunitaria.
Sfortunatamente, le aziende farmaceutiche preferiscono usare cellule tratte dai feti piuttosto che cellule adulte, che invecchiano più velocemente e smettono di dividersi. Le cellule fetali hanno anche meno probabilità di essere contaminate da virus o batteri, o di avere mutazioni genetiche.
San Sebastiano curato da Santa Irene – Georges de La Tour
Problemi morali posti dall’utilizzo di linee tratte da feti abortiti
La questione sta nel sapere se si può, o addirittura in alcuni casi si deve, usare un vaccino che è stato coltivato su cellule provenienti da un aborto.
Il crimine dell’aborto è così abominevole e oggi così diffuso, che a prima vista la questione potrebbe apparire inutile; spontaneamente il cattolico risponde: no.
In realtà, il problema può rivelarsi estremamente delicato, poiché accade che, in certe circostanze particolari, ci si possa trovare di fronte a doveri così gravi da portare a veri e propri casi di coscienza. In questi formidabili dilemmi, l’appoggio della teologia morale si rivela indispensabile per esaminare la situazione in profondità e per discernere il bene da compiere.
Osservazioni preliminari
E’ necessario osservare che le cellule fetali non sono iniettate con il vaccino, come certuni credono: esse servono solo alla coltura del virus e peraltro sono distrutte dal virus, come lo sono le cellule infettate in un malato. Tuttavia, questo non cambia nulla del problema morale.
Bisogna anche osservare che non è l’uso delle cellule fetali in sé ad essere colpevole, perché avrebbero potuto essere ottenute in modo lecito: nel caso dell’aborto spontaneo. Il fatto è che esse sono state ottenute con un atto malvagio: un aborto.
Distinzioni in gioco
Il principio che guida la riflessione in questa situazione è quello della cooperazione al male. La domanda che si pone in maniera generale è la seguente: è permesso cooperare al male o al peccato altrui? La teologia morale fornisce le spiegazioni necessarie.
E’ detto “cooperazione al male” il fatto di aiutare un peccatore a commettere il suo peccato, quale che sia l’aiuto apportato. Perché vi sia cooperazione è necessario che l’azione del cooperatore abbia un’influenza reale sull’azione malvagia, per l’aiuto apportato per produrla.
Per poterla valutare occorre collocarla con esattezza. Questo è fondamentale. Chi trascura queste attenzioni può non essere in grado di giudicare correttamente la moralità di una cooperazione.
Quest’ultima è detta immediata quando il cooperatore realizza col peccatore l’atto stesso del peccato; per esempio se aiuta il ladro a portar via il bottino e a nasconderlo. Questo è anche il caso dell’assistente chirurgico che esegue alcune parti di un aborto col medico che fa abortire.
La cooperazione è detta mediata quando il cooperatore fornisce ciò che sarà utile al peccatore – materiale, azione necessaria, mezzi – o che gli permetterà di farlo più facilmente. E’ il caso di chi tiene la scala per il ladro o dell’infermiere che assiste il medico che fa abortire.
Questa cooperazione mediata, infine, può essere più o meno “prossima” o “lontana”, a seconda se l’aiuto dato influisce più o meno sul peccato commesso o ad una connessione più o meno grande con esso. Per esempio, fornire un idolo ad un pagano è una cooperazione prossima, ma vendere il legno con cui sarà fatto l’idolo costituisce una cooperazione lontana.
Peraltro, in funzione dell’intenzione, si distingue la cooperazione formale: il cooperatore che consente volontariamente al peccato per il quale presta il suo aiuto. Per esempio chi aiuta un ladro facendo la guardia. mentre approva questo peccato, coopera formalmente. La stessa legge, infatti, lo definisce “complice”.
La cooperazione è materiale quando il cooperatore non vuole il peccato, ma agisce in previsione che il peccatore userà il suo contributo al peccato. Così, il barista che accetta di fornire alcune bevande a un cliente già brillo, solo per i soldi, partecipa al peccato di ubriachezza ma non si associa all’intento dell’ubriaco.
Principi
– La cooperazione formale è sempre illecita e proibita, poiché essa fa suo il peccato a cui si collabora. Il cooperatore compie il peccato lui stesso.
– La cooperazione immediata, anche solo materiale, è illecita, perché è un’azione malvagia e per la maggior parte del tempo è un peccato identico a quello del peccatore principale. Per esempio, un aiuto-chirurgo che partecipa ad una sterilizzazione – legamento delle tube o vasectomia – commette lo stesso peccato del chirurgo; poiché la sua azione influenza direttamente l’atto del peccato che senza di lui non potrebbe essere commesso o almeno con molte più difficoltà.
– La cooperazione mediata è lecita o illecita. Il più delle volte essa è ordinariamente illecita; poiché si deve sempre cercare di evitare le azioni malvagie o evitare di cooperarvi.
– Tuttavia, per una utilità reale o una necessità grave, talvolta si può essere invitati a compiere un atto che, quantunque buono in se stesso, costituirà una cooperazione mediata ad un’azione malvagia.
L’utilità o la necessità in questione può essere così imperiosa che allora si è scusati dall’obbligo di evitare la cooperazione al male. Si dice che esiste una ragione proporzionatamente grave per cooperare lecitamente.
Prendiamo un esempio generale: i diversi attori possibili nel corso di un aborto:
– cooperatore immediato: l’aiuto-chirurgo che compie una parte dell’aborto;
– cooperatore mediato prossimo: l’assistente che aiuta il medico passandogli gli strumenti;
– cooperatrice mediata meno prossima: l’infermiera che prepara la donna per l’operazione;
– cooperatore mediato ancora meno prossimo: colui che mantiene pulita la sala operatoria;
– cooperatore mediato lontano: colui che sterilizza gli strumenti necessari;
– cooperatore lontano: il laboratorio che fornisce i prodotti anestetizzanti e i dilatori, o anche il fabbricante degli strumenti chirurgici; in questi due casi il materiale fornito può servire ad altri interventi diversi dall’aborto;
– cooperatore molto lontano: l’impresa che consegna questi prodotti.
Supponendo per ciascuno la cooperazione materiale, la “prossimità” al peccato commesso è molto variabile. Dobbiamo dire che ognuno di questi cooperatori materiali è assolutamente obbligato ad astenersi? Ad ogni costo?
La teologia morale risponde: no. L’influenza sull’atto malvagio è talmente debole, per esempio, per uno che pulisce la sala operatoria, che una ragione come quella di mantenere il proprio posto è sufficiente per continuare così.
Al contrario, più l’influenza esercitata sarà forte, più la ragione dovrà essere grave. E quando la prossimità è troppo grande, non c’è ragione che possa scusare. Bisogna rifiutarsi anche a costo di cambiare lavoro.
Applicazione ai vaccini preparati con cellule tratte da un aborto
Si tratta adesso di collocare la cooperazione degli attori della preparazione o dell’utilizzazione di un vaccino, nel caso in cui esso è preparato con delle cellule tratte da un aborto. Si suppone che si tratti di cooperazione materiale, poiché una cooperazione formale è comunque illecita.
Colui che fabbrica questo vaccino o lo commercializza, coopera al peccato d’aborto in una maniera che, anche se non si può dire che sia prossima, può essere considerata come immorale. La colpevolezza, tuttavia, varia a seconda del ruolo svolto.
Colui che dirige un’impresa farmaceutica approfittando di un aborto passato, porta una responsabilità più pesante. Prima perché potrebbe non fabbricare tale vaccino, poi perché non dovrebbe più utilizzare le linee cellulari in questione e scegliere altre linee che non pongono dei problemi morali, anche se la cosa presenta degli inconvenienti.
Il ricercatore che sceglie le linee cellulari sulle quali intende lavorare si trova in una situazione analoga: approfitta di un crimine passato.
Ma il tecnico di laboratorio, che è solo un esecutore, o il camionista che consegna il vaccino, praticano solo una cooperazione lontana: essa è quindi accettabile, soprattutto per il secondo.
Il medico che vaccina un paziente o il paziente che si fa vaccinare, attuano solo una cooperazione lontana, poiché questi atti incoraggiano e favoriscono il peccato d’aborto solo in maniera molto lontana e molto leggera. Per delle ragioni di salute valide tali atti potrebbero dunque essere moralmente permessi.
Una giovane donna che deve sposarsi può quindi essere vaccinata contro la rosolia, anche se tale vaccino è quasi sempre preparato su cellule fetali ottenute dall’aborto. Il motivo è il pericolo per il bambino: se una donna contrae la rosolia durante la gravidanza, soprattutto nel primo trimestre, il rischio di malformazioni – oculari, auditive o cardiache – è alto. Queste malformazioni sono permanenti.
Tuttavia, se vi è un vaccino ottenuto a partire da cellule non tratte da un aborto, che sia disponibile, è questo vaccino che deve essere utilizzato.
San Sebastiano curato da Santa Irene – Nicolas Régnier
Applicazione al caso del vaccino contro il Covid 19
L’unica questione che preoccupa qui è l’aspetto morale dell’uso di un vaccino anti Covid in relazione alla sua preparazione o fabbricazione.
Linee utilizzate nel quadro di un vaccino contro il Covid 19
L’elenco completo dei vaccini in preparazione è riportato nel documento allegato a questo articolo. Questo documento specifica in ogni caso l’azienda responsabile, e l’eventuale uso di cellule di feti abortiti, in una o l’altra fase della preparazione: progettazione, produzione e test.
Elenco dei vaccini attualmente in preparazione:
liste_des_vaccins_en_fonction_des_lignees_cellulaires_mars_2021.pdf
Giudizio morale secondo i principi posti
Poiché certi vaccini proposti non sono stati preparati illecitamente, essi non pongono il problema morale di utilizzazione; e devono essere dunque preferiti rispetto agli altri.
I vaccini che hanno comportato una preparazione moralmente illecita devono allora essere lasciati da parte.
Ma cosa succede se, in un caso particolare, una persona si trova ad avere bisogno di una vaccinazione, e non è in grado di ottenere un vaccino “lecito”, avendo a disposizione solo un vaccino “illecito”?
Questo può verificarsi per motivi di salute – persone anziane vulnerabili; o per motivi di lavoro – personale medico esposto; o per motivi professionali, come i viaggi aerei, poiché vi è già almeno una compagnia aerea – la Qantas in questo caso – che ha avvertito che richiederà la vaccinazione per accettare un passeggero, non appena i vaccini saranno disponibili. È molto probabile che questo requisito sarà presto adottato da molte compagnie aeree.
Trattandosi di cooperazione lontana con la ragione addotta sufficientemente grave, è possibile in questi casi usare tale vaccino. A ciascuno rimane il dovere di giudicare, con l’aiuto di consigli appropriati, se si tratta di una reale necessità.
Bisogna dire chiaramente che qui ci troviamo nel dominio del giudizio di prudenza, che non può essere uniforme per tutti e in tutti i casi. La teologia morale dice quello che è lecito o illecito; essa dà dei principi; ma è alla prudenza personale che spetta giudicare caso per caso la loro applicazione.
Circa gli elementi esterni di questa questione [della liceità in funzione della provenienza e della preparazione del vaccini] essi rientrano nell’ordine dell’opinione personale. Come ogni opinione che non può essere provata assolutamente, è vano e impossibile volerla imporre a tutti. Ciascuno è libero di avere una opinione sull’origine del Covid 19, sulla maniera in cui è stato gestito qui o là, sulla politica di vaccinazione di tale o tal’altro paese, sulla vaccinazione in generale; ma tutti questi elementi non cambiano la conclusione morale data qui.
Un’ultima osservazione
Occorre notare che, oltre ai casi delle vaccinazioni che abbiamo esaminato, la cooperazione al male si presenta in molteplici situazioni analoghe: esse possono essere trattate e risolte secondo gli stessi principi morali.
Per esempio:
Bisogna cessare di pagare le tasse, per esempio in Francia, perché una parte del denaro serve a finanziare l’aborto o la fecondazione assistita?
Bisogna accettare di comprare da un farmacista che vende prodotti illeciti: abortivi, preservativi, contraccettivi? Non sarebbe una forma di incoraggiamento?
Bisogna accettare di lasciarsi curare da un medico che è favorevole all’aborto e che prescrive la pillola?
Bisogna accettare di andare in un grande magazzino o in una libreria che vende cattivi giornali?
Una cassiera dovrebbe rifiutarsi di prendere il pagamento da un cliente che le presenta un cattivo DVD? Chiaramente, la lista potrebbe continuare indefinitamente.
Un ultimo esempio lo si può trarre del Nuovo Testamento: E’ permesso mangiare degli idolotiti, cioè della carne sacrificata agli idoli (1 Cor. 8, 1)?
Per porre bene questa questione bisogna sapere che tutta la carne consumata nell’antichità passava obbligatoriamente per i templi. In greco c’è solo una parola, mageiros (utilizzata esclusivamente al maschile), per designare il sacrificatore, il macellaio e il cuoco, chi avesse voluto astenersi dalla carne immolata non avrebbe trovato altra carne da consumare.
Aggiungiamo che il peccato di idolatria è uno dei peccati più gravi, poiché attacca Dio stesso.
La risposta che dà San Paolo è: è permesso mangiare queste carni, salvo se questo scandalizza il prossimo. Questo significa che colui che consuma questa carne non partecipa al peccato di idolatria; se non fosse così San Paolo non avrebbe potuto rispondere in questo modo.
Del pari, colui che si trova nella situazione di cooperazione materiale sufficientemente lontana nell’uso di un vaccino contro il Covid 19, la cui fabbricazione avrebbe comportato l’uso di una delle linee cellulari su menzionate, non partecipa al peccato d’aborto commesso 35, 48 o 54 anni prima.
Tuttavia, come si è detto, fintanto che è possibile bisogna evitare una cooperazione al male, anche materiale, e se è possibile scegliere, prendere il vaccino che non pone alcun problema morale.
Tuttavia, non dobbiamo accontentarci di questo deplorevole stato di cose senza fare alcunché. I cattolici influenti devono usare tutto il loro potere per indurre l’industria farmaceutica a sviluppare i loro nuovi vaccini su dei supporti cellulari che non sollevano alcuna difficoltà morale.
San Sebastiano curato da Santa Irene – Dirck van Baburen