L’Eucarestia è sempre stata il bersaglio preferito di chi odia la Chiesa. L’Eucarestia, infatti, riassume la Chiesa. Essa, come osserva un teologo passionista, «compendia tutte le verità rivelate, è l’unica sorgente della grazia, è anticipazione della beatitudine, riepilogo di tutti i prodigi dell’Onnipotenza» (Enrico Zoffoli, Eucarestia o nulla, Edizioni Segno, Udine 1994, p. 70).
Gli attuali attacchi al Sacramento dell’Eucarestia erano stati previsti dalla Madonna a Fatima nel 1917. Alla Cova da Iria la Vergine esortò i tre pastorelli a pregare «Gesù Cristo, presente in tutti i tabernacoli della terra, in riparazione degli oltraggi, dei sacrilegi e delle indifferenze con cui Egli è offeso». E, prima ancora, nella primavera del 1916, l’Angelo era apparso ai bambini tenendo nella sua mano sinistra un calice, sul quale era sospesa un’ostia. Diede la santa Ostia a Lucia e il Sangue del calice a Giacinta e Francesco, che rimasero in ginocchio, mentre diceva: «Prendete e bevete il Corpo e il Sangue di Gesù Cristo, orribilmente oltraggiato dagli uomini ingrati. Riparate i loro crimini e consolate il vostro Dio».
Il cardinale Robert Sarah, prefetto della Congregazione per il culto divino, nella sua prefazione al bel libro di don Federico Bortoli, La distribuzione della Comunione sulla mano. Profili storici, giuridici e pastorali (Edizioni Cantagalli, Siena 2017), afferma che questa scena «ci indica come noi dobbiamo comunicare al Corpo e al Sangue di Gesù Cristo».
Secondo il Cardinale, «gli oltraggi che Gesù riceve nell’Ostia santa» sono, in primo luogo «le orribili profanazioni, di cui alcuni ex-satanisti convertiti hanno dato notizia e raccapricciante descrizione»; ma anche «le Comunioni sacrileghe, ricevute non in grazia di Dio, o non professando la fede cattolica». Inoltre: «Tutto ciò che potrebbe impedire la fruttuosità del Sacramento, soprattutto gli errori seminati nelle menti dei fedeli perché non credano più nell’Eucaristia». Ma il più insidioso attacco diabolico consiste «nel cercare di spegnere la fede nell’Eucaristia, seminando errori e favorendo un modo non confacente di riceverla; davvero la guerra tra Michele e i suoi Angeli da una parte e Lucifero dall’altra continua nel cuore dei fedeli: il bersaglio di satana è il Sacrificio della Messa e la Presenza reale di Gesù nell’Ostia consacrata».
Questo attacco segue a sua volta due binari: il primo è «la riduzione del concetto di ‘presenza reale’», con la vanificazione del termine “transustanziazione”. Il secondo è «il tentativo di togliere dal cuore dei fedeli il senso del sacro». Scrive il cardinale Sarah: «Mentre il termine “transustanziazione” ci indica la realtà della Presenza, il senso del sacro ce ne fa intravedere l’assoluta peculiarità e santità. Che disgrazia sarebbe perdere il senso del sacro proprio in ciò che è più sacro! E come è possibile? Ricevendo il cibo speciale allo stesso modo di un cibo ordinario».
Poi ammonisce: «Che nessun sacerdote osi pretendere di imporre la propria autorità su questa questione, rifiutando o maltrattando coloro che desiderano ricevere la Comunione in ginocchio e sulla lingua: veniamo come i bambini e riceviamo umilmente in ginocchio e sulla lingua il Corpo di Cristo».
Le osservazioni del cardinale Sarah sono più che giuste, ma vanno inquadrate in un processo di secolarizzazione della liturgia che ha la sua origine nell’equivoco Novus Ordo Missae di Paolo VI del 3 aprile 1969, di cui l’anno prossimo ricorderemo l’infausto cinquantenario. Questa riforma liturgica, come scrivevano i cardinali Ottaviani e Bacci, presentando il loro Breve esame critico, ha rappresentato «sia nel suo insieme come nei particolari, un impressionante allontanamento dalla teologia cattolica della Santa Messa, quale fu formulata nella Sessione XXII del Concilio Tridentino». Alla teologia tradizionale della Messa se ne è sostituita una nuova, che ha rimosso la nozione di sacrificio e ha illanguidito, nella prassi, la fede nell’Eucarestia.
D’altra parte, l’apertura ai divorziati risposati, incoraggiata dall’Esortazione Amoris laetitia e l’intercomunione con i protestanti, auspicata da molti vescovi, cosa sono se non oltraggi all’Eucarestia? Il sacerdote bolognese don Alfredo Morselli ha ben illustrato le radici teologiche che legano l’Amoris laetitia e l’intercomunione con gli evangelici.
Aggiungiamo che l’attacco all’Eucarestia è divenuto oggi un attacco all’Ordine Sacro, per lo stretto legame che unisce i due Sacramenti. La costituzione visibile della Chiesa è fondata sull’Ordine, il sacramento che rende il battezzato partecipe del sacerdozio di Cristo; il sacerdozio è esercitato principalmente nell’offerta del Sacrificio eucaristico, che esige il prodigio della transustanziazione, dogma centrale della fede cattolica.
Se la presenza di Cristo nel Tabernacolo non è reale e sostanziale e la Messa è ridotta a semplice memoria, o simbolo, di quel che avvenne sul Calvario, non c’è bisogno di sacerdoti che offrano il sacrificio e poiché nella Chiesa la gerarchia è fondata sul sacerdozio, viene meno la costituzione della Chiesa e il suo Magistero. In questo senso l’ammissione all’Eucarestia dei divorziati risposati e dei protestanti ha un nesso con la possibilità di attribuire il sacerdozio a laici sposati e di conferire gli ordini sacri minori alle donne. L’attacco all’Eucarestia è attacco al sacerdozio.
Non c’è nulla di più grande, di più bello, di più commovente, della misericordia di Dio nei confronti del peccatore. Quel Cuore che ha tanto amato gli uomini, per l’intercessione del Cuore Immacolato di Maria, a cui è inscindibilmente legato, vuole portarci a godere la felicità eterna in Paradiso e nessuno, neanche il peccatore più incallito, può dubitare di questo amore salvifico. Per questo non dobbiamo mai perdere la fiducia in Dio, ma conservarla fino all’estremo della nostra vita, perché mai nessuno è stato ingannato da questa ardente fiducia. Il Signore non ci inganna, ma noi possiamo cercare di ingannare Lui e possiamo ingannare noi stessi. E non c’è inganno più grande di far credere che è possibile salvarsi senza pentirsi dei propri peccati e senza professare la fede cattolica.
Chi pecca o vive nel peccato, se si pente, si salva; ma se presume di ingannare Dio, non si salva. Non è Dio che lo condanna, è egli stesso che, accostandosi indegnamente ai Sacramenti, mangia e beve il cibo della propria condanna. È san Paolo che lo spiega ai Corinti, con queste gravi parole: «Chi mangia il pane, o beve il calice del Signore indegnamente, sarà reo del Corpo e del Sangue del Signore. Che ciascuno esamini se stesso, prima di mangiare di quel pane e bere di quel calice; poiché chi mangia e beve indegnamente, se non distingue il corpo del Signore, mangia e beve la propria condanna» (1 Cor. 11, 27-29). San Paolo constatava poi che, nella chiesa di Corinto, in seguito a comunioni sacrileghe, molti erano i casi di persone che misteriosamente si ammalavano e morivano (1 Cor 11, 30).
Triste è la sorte di chi non si accosta ai Sacramenti, perché si ostina a vivere nel peccato. Peggiore è il destino di chi si accosta sacrilegamente ai Sacramenti, senza essere in grazia di Dio. Più grave ancora è il peccato di chi incoraggia i fedeli a comunicarsi in stato di peccato e amministra loro illecitamente l’Eucarestia. Sono questi gli oltraggi che feriscono e trafiggono più profondamente il Sacro Cuore di Gesù e il Cuore Immacolato di Maria.
Sono questi i peccati che esigono la nostra riparazione, la nostra presenza accanto al Tabernacolo, la nostra difesa pubblica dell’Eucarestia contro ogni genere di profanatori. Così facendo ci assicureremo la nostra salvezza e quella del nostro prossimo e accelereremo l’avvento del Regno di Gesù e di Maria sulla società, che non tarderà ad instaurarsi sulle macerie del mondo moderno.
Fonte: Radici Cristiane