di Gildo della Querce
Per il p. Spadaro della Civiltà Cattolica il ri-Mattarella dovrebbe essere anche il nostro “Capo Spirituale”…come Komeini
La notizia risale a circa un mese fa, ma merita ancora di essere “appuntata” come si deve, dato che ha del colossale nell’ordine delle panzane.
«Il Presidente Mattarella incarna ciò che la Costituente ha previsto a proposito del Capo dello Stato: – unità nazionale; – la forza dello Stato al di sopra delle mutevoli maggioranze; – il capo spirituale, più ancora che temporale, della Repubblica». Questa affermazione, come tradisce il riferimento in incipit all’augusto (ri)presidente della Repubblica, non è tratta da un manuale di filosofia politica medioevale e neanche da una dotta dissertazione del finire del Settecento, in salsa giurisdizionalista, ma proviene direttamente dall’eminenza grigia della Casa per Ferie “Santa Marta”, il direttore della cosiddetta Civiltà Cattolica, padre Antonio Spadaro.
Con un lessico che profuma ancora dell’arguta penna del glorioso fondatore della rivista gesuitica, il padre Antonio Bresciani, di cui l’illustre successore messinese dimostra di conservare una viva memoria, sua grigitudine pretende di darci a bere che la nostra Carta avrebbe annoverato tra le prerogative del Capo di Stato quella di essere il «capo spirituale» della Repubblica, come se un “coniglio bianco in campo bianco” qualunque potesse incarnare le attese messianiche del popolo sovrano. Non ci è dato sapere in quale filone si inscriva Herr Direktor, se in quello dei giudei precristiani, che attendevano un Messia in grado di soddisfare anche dal punto di vista politico i loro aneliti; se in quello del tardo Impero romano, che postulava la necessità di adorare l’imperatore di turno, benedetto dagli idei; se in quello machiavelliano, del sovrano-piglia-tutto; se in quello luterano, del cuius regio, eius et religio; se in quello assolutista, del principe custos et vindex canonum…
Probabilmente in nessuno dei predetti, se non in quello, tutto nuovo e nefasto, della Chiesa non umile, ma umiliata, che da “città sul monte” diventa misera serva che attacca l’asino laddove vuole il padrone…del mondo ovviamente.