di Federico Catani
Tratto da SOS Ragazzi
Ogni tanto, grazie a Dio, arrivano anche delle buone notizie. Questa viene dall’Ungheria.
Il 10 marzo scorso, infatti, con la maggioranza di due terzi dei voti del Parlamento magiaro, è stata eletta Presidente della Repubblica Katalin Novák, finora Ministro della Famiglia del governo Orban.
Perché è una buona notizia?
Perché la Novák, che entrerà in carica il prossimo 10 maggio, già nei mesi scorsi, in un’intervista, aveva messo in chiaro come vorrà interpretare il mandato della sua Presidenza: “Dobbiamo essere preparati a una guerra fredda ideologica… e difendere l’orgoglio nazionale, la protezione delle famiglie, la promozione del patrimonio nazionale e i giovani talenti… (perché) in Occidente la propaganda LGBTQ prende di mira gli asili e le scuole. È mia convinzione che i genitori debbano avere il diritto primario di educare i loro figli… Io sono pronta a rappresentare l’Ungheria e servire la Nazione Ungherese con fede, spirito e cuore”.
Un chiaro messaggio a difesa della famiglia, della libertà di educazione e contro l’indottrinamento gender.
Negli anni della sua guida al Ministero della Famiglia, la neo-Presidente della Repubblica ungherese ha lavorato molto per favorire la natalità nel suo Paese e per promuovere concretamente la famiglia naturale con figli, attraverso provvedimenti economici ma anche campagne culturali.
La Novák è una donna, di 44 anni, sposata con tre figli, ed è arrivata alla più alta carica dello Stato nonostante il suo Paese venga bollato dalla propaganda femminista e politicamente corretta come retrogrado e intollerante.
L’Ungheria ha così dato una bella lezione di civiltà a tutti i suoi detrattori.
Anche perché, come scrive Luca Volontè su La Nuova Bussola Quotidiana, «il Governo Orban è tra i più rispettosi della uguaglianza di genere, proprio a partire dalle donne e mamme: nel 2016 oltre il 60% delle donne inattive nel mercato del lavoro riceveva sostegno per prendersi cura dei propri figli. Il 13% lavorava a tempo parziale. Questi numeri sono in crescita grazie al sostegno governativo che permette alle madri di esserlo a tempo pieno. Le donne con almeno tre figli, il più piccolo minore di 3 anni e il più grande minore di 18, possono richiedere di “lavorare” come madri a tempo pieno: oltre ai normali benefici connessi ai figli, costoro ricevono un salario mensile pari alla pensione e possono comunque svolgere un altro lavoro per un massimo di 30 ore la settimana. Il 73% delle donne parzialmente o del tutto inattive sul mercato del lavoro gode dunque della possibilità di essere retribuita per fare la madre».
Se compariamo tutto ciò con la situazione italiana, beh, viene davvero da piangere!
Ad ogni modo ci fa piacere sapere che in un Paese membro dell’Unione europea, c’è ancora chi, come la nuova Presidente della Repubblica ungherese, abbia il coraggio di dire, come ha fatto due anni fa alla Catholic News Agency: «Se ci arrendiamo sul nostro cristianesimo, allora perderemo la nostra identità, come ungheresi, come europei. (…) Non sarò mai disposta a rinunciare alla sovranità della nostra nazione, non permetterò a nessuno di giocare alla ‘roulette russa’ con l’indipendenza duramente conquistata dall’Ungheria… Noi apparteniamo all’Europa e l’Europa appartiene a noi… Non possiamo cambiare questo e non vogliamo cambiarlo».
Speriamo che si mantenga su questa linea e non tradisca i valori che fin qui ha difeso molto bene.