Tratto da: Vigiliae Alexandrinae
di Andrea Sandri
Poiché un breve articolo di Maria Guarini a proposito di un terzo scritto di Roberto de Mattei sulla questione di Monsignor Viganò (qui, qui) sembra rispondere anche ad alcune considerazioni recentemente espresse in questo sito (vedi qui), appare opportuno formulare qui di seguito qualche osservazione.
Innanzitutto si constata con soddisfazione che l’Autrice ammette l’emergere, nei discorsi di Monsignor Viganò, di alcuni connotati di ciò che è stato definito “neotradizionalismo” ossia di un fenomeno che si allontana essenzialmente dal movimento di fedeltà alla Tradizione cattolica in Italia e nel mondo nel corso di cinquant’anni dalla fine del Concilio Vaticano II e dalla approvazione del Nuovo Messale Romano da parte di Paolo VI. Scrive infatti significativamente Maria Guarini:
Ora non nego che certe accentuazioni di Mons. Viganò sulla politica vadano mitigate e che esse non debbano mai prendere il sopravvento sull’insegnamento e sulla parenesi. Così come non nego che altrettanto mitigate debbano essere certe espressioni nei confronti del papa.
Resta tuttavia problematica l’affermazione secondo cui «l’Arcivescovo Viganò rifugg[e] dalle tribune di qualunque genere», se soltanto si considera che Monsignor Viganò ha inviato, in maniera del tutto irrituale per un vescovo cattolico, più messaggi personali al presidente dei Triarii, Massimo Viglione, affinché li rendesse noti sulla sua pagina Facebook, e che ha partecipato al Festival di Filosofia di Venezia del 30 maggio 2021 (si veda qui il contesto), facendo precedere questa sua adesione da un messaggio pubblico di incoraggiamento alla Confederazione dei Triarii, ente esponenziale delle tendenze “neotradizionaliste” in Italia e co-organizzatrice dello stesso evento.
Certamente queste collaborazioni non consentono da sole di affermare che Monsignor Viganò sia attualmente inserito in una associazione od organizzazione ben definita. Ma Maria Guarini nel sostenere che si assiste, accanto al tentativo di delegittimare l’Arcivescovo, «al tentativo di normalizzarlo da parte del resto del mondo della Tradizione che lo vede a capo di un fantomatico fronte organizzato “di resistenza antimodernista e antimondialista” che non esiste», dimentica di riferire che questa affermazione è stata fatta energicamente da don Curzio Nitoglia durante un’intervista su Visione TV nella quale il Sacerdote (anch’egli presente al Convegno di Venezia e a molte trasmissioni di Triarii TV) sembra fare intendere di rappresentare in qualche modo Monsignor Viganò “diffamato da Roberto de Mattei”. Non si può evitare di pensare che l’Arcivescovo, come ha prontamente smentito le dichiarazioni di de Mattei sul suo “doppio” o “ghost writer”, avrebbe potuto con altrettanta solerzia e molto opportunamente smentire don Curzio che lo descrive come “il capo” di una “associazione” denominata “Resistenza antimodernista e antimondialista”.Rimane da osservare che quello che Guarini chiama “il tentativo di normalizzare” Monsignor Viganò non è altro che l’auspicio che egli possa uscire dal proprio enigma e scendere in questa “valle di lacrime” per divenire concretamente un vescovo della Tradizione cattolica in mezzo a un concreto popolo cattolico, lontano dalla tentazione neotradizionalista. Poiché la Chiesa ha una costituzione divinamente rivelata, una Pietra posta da Cristo senza la quale il Cattolicesimo non sarebbe più che un sistema di pensiero a disposizione degli interpreti e delle ermeneutiche di destra e sinistra come qualsiasi hegelismo, e ha dislocazioni nelle quali è legittimamente attuata ogni missione (il canonista Hans Barion, un severo critico dell’ultimo Concilio, si spingeva a parlare di “Ordnung e Ortung” della Chiesa), il succedersi in rete, da spazio “remoto”, dei messaggi di Monsignor Viganò quasi rivolti a una “diocesi universale”, mentre contemporaneamente dichiara che «chi presiede la Chiesa è marionetta nelle mani del burattinaio», non può che destare preoccupazioni. (A. S.)