Ultimamente si parla molto di consacrazione e affidamento alla Madonna e ai santi, non solo nelle sagrestie ma anche nel dibattito pubblico e politico. Il merito di aver rotto il ghiaccio ed aver riportato la Fede nella dimensione pubblica va al Segretario federale della Lega che lo scorso anno, nel mese mariano di maggio, ha coraggiosamente riportato l’attenzione sulla devozione a Maria e sull’affidamento ai santi patroni, esibendo il Rosario e pronunciando le seguenti parole “Ci affidiamo ai sei patroni di questa Europa, a San Benedetto da Norcia, a Santa Brigida di Svezia, a Santa Caterina da Siena, ai Santi Cirillo e Metodio, a Santa Teresa Benedetta della Croce, ci affidiamo a loro, affidiamo a loro il destino, il futuro, la pace e la prosperità dei nostri popoli. E io personalmente affido l’Italia, la mia e la vostra vita, al Cuore Immacolato di Maria, che son sicuro ci porterà alla vittoria…”. Ricordiamo i cori di insulti e di derisione che si sono abbattuti sul leader leghista, soprattutto da parte dei cosiddetti “cattolici progressisti”, per non aver censurato la propria fede ed aver risvegliato la devozione e la speranza in molti cuori.
Matteo Salvini
Tutto questo avveniva un’era fa, quando nessuno ancora sospettava che a breve si sarebbe abbattuta sul nostro Paese un’epidemia, una grave crisi economica ed una allarmante crisi sociale, pertanto chiunque osasse non celare la propria fede, anche in un Paese di tradizione cattolica come il nostro, veniva visto come un alieno, un medievale (ricevendo un fiore all’occhiello), un retrogrado ed un dissacratore del laicismo e dell’ateismo pratico di Stato. Da quando siamo invece precipitati nel dramma (l’epidemia, la crisi economica e sociale, i governi apparentemente democratici che si sono trasformati in dittature, la persecuzione contro la Chiesa che impedisce ai fedeli di partecipare al culto e ai Sacramenti…), sempre più fedeli cattolici hanno invece imparato a riconoscere nella preghiera di Consacrazione al Cuore Immacolato di Maria, raccomandata dalla Madonna di Fatima (1917) assieme alla recita quotidiana del S. Rosario, la preghiera più efficace, quella che può “piegare” il Cielo, quella che può ottenere le grazie più grandi e immeritate. Le parole della Madonna a Fatima “Russia diffonderà i suoi errori nel mondo” furono un esplicito riferimento al comunismo, il castigo permesso dalla divina Provvidenza per punire l’umanità peccatrice, ancora oggi presente sotto nuove vesti per portare avanti la Rivoluzione. Le persecuzioni del Novecento alla Chiesa e alla società sono quindi da leggersi alla luce del messaggio della Madonna di Fatima, come il periodo di purificazione che precede il trionfo del Cuore Immacolato di Maria. La consacrazione personale non è sufficiente, il mondo e le nazioni sono afflitti da gravi peccati pubblici e possono essere redenti soltanto da preghiere e penitenze pubbliche. E’ necessaria la consacrazione delle nazioni, delle città, delle diocesi e delle parrocchie. E qui iniziano i problemi, perché ormai le società sono scristianizzate (in molti casi apertamente anti-cattoliche) e perché anche la gerarchia ecclesiastica è purtroppo in gran parte, “progressista”, “cattocomunista” e protestantizzata, avversa ad ogni forma di devozione mariana, avversa alla Regalità Sociale di Cristo. Come è possibile, in un clima così ostile, coinvolgere autorità politiche ed ecclesiali nella consacrazione pubblica della nazione, della città? D’altro canto, come è possibile uscire da questo dramma mondiale senza l’aiuto di Dio, senza invocare anche in modo pubblico l’aiuto dell’Onnipotente e del Misericordioso? Per noi cattolici non è problematico interpretare i pubblici flagelli (guerre, carestie, epidemie, calamità naturali) come castighi per i peccati, specialmente per quelli pubblici; non è un problema scorgere in un’epidemia il lato della Giustizia divina (giusta retribuzione per il male compiuto) e il lato della Misericordia (correzione, richiamo alla conversione prima che sia troppo tardi e ci si debba presentare dinanzi al Giudice divino). Noi comprendiamo che non ha senso pregare affinché venga tolto il castigo (effetto), senza pregare ed impegnarsi, anzi e soprattutto, affinché venga tolto il peccato (causa). In una visione cristiana queste dinamiche sono chiare e non possono mutare nel tempo, ma la visione cristiana viene ignorata, derisa, giudicata dalla storia e dalla visione del mondo, che si impone come parametro. Il dramma nel quale siamo precipitati, che rischia di aggravarsi, può però essere anche interpretato come occasione offerta da Dio per cambiare rotta, come singoli e come società. Dobbiamo in tutti i modi cogliere questo decisivo momento della storia dell’umanità e della Chiesa, noi cattolici dobbiamo fare uno sforzo straordinario.
A questo scopo un gruppo di politici cattolici il 9 aprile scorso, Giovedì Santo, ha promosso un appello (per visionarlo cliccare qui) per sollecitare i sindaci di tutta la Nazione a consacrare le proprie città al Cuore Immacolato di Maria, o, a fare un affidamento alla Madonna, ai santi patroni locali, ad un santo protettore, nel rispetto delle tradizioni locali. Tra loro parlamentari e amministratori locali uniti dalla fede, dall’amicizia o dalle battaglie a tutela della Vita, della Famiglia e dell’Educazione, i princìpi non negoziabili sui quali oggi si combatte la sfida decisiva, quella antropologica, tra “progressisti” e “conservatori”, tra Rivoluzione e Contro-Rivoluzione, tra Cielo e terra. Visto l’elevato numero di politici che ha appoggiato l’appello rivolto ai sindaci, e per motivi pratici non potendoli elencare tutti, mi limiterò solo a citare i primi firmatari e coloro che hanno promosso inizialmente l’appello: i senatori Toni Iwobi, Pietro Pisani e Gianpaolo Vallardi, il deputato Vito Comencini, il deputato europeo Antonio Maria Rinaldi, inoltre a livello locale il sindaco di Palazzago (BG) Michele Jacobelli, il consigliere provinciale di Livorno Lorenzo Gasperini, il consigliere comunale di Firenze Andrea Asciuti, il consigliere comunale di Verona Alberto Zelger, il consigliere comunale di Modena Luigia Santoro, il consigliere comunale di Ranica (BG) Orietta Pinessi ed anche il sottoscritto (Consigliere comunale di Bergamo). Sulle orme di Matteo Salvini, bisogna riconoscere che il consigliere leghista Asciuti, pionieristicamente, il 16 settembre 2019, in Consiglio comunale a Firenze, aveva già proposto di inserire nelle linee programmatiche di mandato la consacrazione della città al Cuore Immacolato di Maria, anch’egli illo tempore vilmente insultato ed accusato, da altri politici e dalla stampa, di voler copiare il proprio leader.
Antonio Maria Rinaldi Michele Jacobelli
Indipendentemente dal nostro appello centinaia di sindaci si sono mossi, talvolta uniti ai vescovi o ai sacerdoti, talvolta da soli, e hanno organizzato consacrazioni (o atti simili) in località grandi e piccole sparse su tutto il territorio nazionale. Tra i primi si è attivato il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro (13 marzo), e tra i presidenti di Regione, quello della Sardegna, Christian Solinas (16 marzo).
Incalzata dagli eventi, il 20 aprile anche la Conferenza Episcopale Italiana ha annunciato che i vescovi avrebbero affidato l’intera Italia alla protezione della Madre di Dio il primo maggio presso il santuario di Caravaggio, in provincia di Bergamo e nella Diocesi di Cremona, situato in una delle zone che più ha sofferto il contagio. Questa decisione è stata una risposta alle richieste di consacrazione che sono giunte da parte di tanti fedeli, come risulta dalle stesse parole del cardinale Bassetti: “I pastori hanno il compito di guidare il loro gregge, il popolo cristiano, ma spesso è il gregge e il popolo cristiano che spinge i pastori, come è avvenuto in questo caso”. Tuttavia abbiamo purtroppo appreso che la liturgia trasmessa come diretta tv il primo maggio, fosse invece una rappresentazione in differita, che avrebbe avuto addirittura luogo il 27 aprile, quindi senza la partecipazione reale del popolo (ingannato) orante, avvenuta con quattro giorni di ritardo. Oltretutto i vescovi italiani si erano anche mossi in ritardo, infatti non avevano aderito alla consacrazione che a Fatima, nella Solennità dell’Annunciazione, aveva visto protagonisti l’episcopato portoghese e spagnolo in unione con altri 22 episcopati di tutto il mondo. Il mancato appuntamento a Fatima aveva aumentato l’indignazione dei fedeli cattolici italiani, indignazione che non si è placata con l’annuncio dell’affidamento, perché, seguendo il minimalismomariano di influsso protestante, l’affidamento può essere interpretato anche come un modo per evitare la consacrazione. Quest’ultima è un atto molto più impegnativo per il fedele, poiché implica anche la ferma volontà di combattere il peccato e la costante volontà di rimettersi in tutto alla volontà di Maria.
Per illustrare quella sinergia, che sarebbe auspicabile, fra autorità politica ed ecclesiastica, è da ricordare una consacrazione che si mostra esemplare sotto vari aspetti, ovvero quella dell’Ecuador al Sacro Cuore di Gesù. Nel 1874 il presidente della repubblica Gabriel Garcia Moreno sollecitò l’arcivescovo di Quito, José Ignacio Checa, a recitare l’atto di consacrazione il 25 marzo; si badi bene, rito officiato dall’arcivescovo in presenza del Presidente, ma iniziativa partita dall’autorità politica. Circa un secolo dopo Giovanni Paolo II, durante uno dei suoi viaggi in America Latina, ha rinnovato la consacrazione al termine di una S. Messa solenne (30 gennaio 1985), ripetendo la formula promossa dal presidente Garcia Moreno.
Come sostenuto da san Pio X: “è una tesi assolutamente falsa, un errore pericolosissimo, pensare che bisogna separare lo Stato dalla Chiesa. […] Essa è assolutamente ingiuriosa verso Dio, poiché il Creatore dell’uomo è anche il fondatore della società umana, e mantiene in vita sia questa che i singoli individui, perciò gli dobbiamo non soltanto un culto privato, ma anche un culto sociale ed onori pubblici.” Ed inoltre “non vi è vera civiltà senza civiltà morale, e non vi è vera civiltà morale senza vera Religione”.
Conosciamo le solite obiezioni che vengono dal mondo e dagli ecclesiastici “aggiornati”: “ma lo Stato è laico… c’è l’articolo 7 della Costituzione (Lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani)… l’autorità politica rappresenta tutti i cittadini anche i non cattolici… in questo modo si strumentalizza la religione… è un modo subdolo per procurare voti alla Lega…” Qui non possiamo disquisire dei tanti modi di intendere la laicità, la Costituzione, i Patti Lateranensi, il Concordato rivisto nel 1984, né possiamo ragionare di come si possa promuovere la Regalità Sociale di Cristo in un contesto legislativo e politico-sociale laicista. Qui ci limitiamo ad argomenti semplici e comprensibili da tutti. Se è vero che il Sindaco rappresenta anche i non cattolici, tuttavia l’intenzione della consacrazione, come ogni altra preghiera cattolica, non è contro i non cattolici, è invece a vantaggio di tutti. Inoltre, che piaccia o non piaccia, l’Italia ha una sua storia ed una sua identità (che si è formata lentamente nel corso dei secoli) e il cattolicesimo è la componente base di questa identità, non esiste un’Italia neutra, ugualmente distanziata fra le varie credenze e non-credenze, ugualmente distanziata fra le varie culture. Ogni cittadino occidentale è erede della cultura cristiana e tutto ciò che fa e dice scaturisce da essa, più di quanto egli stesso non sappia, se il cristianesimo se ne va, se ne va anche la civiltà cristiana, l’unica degna di essere chiamata tale. La laicità intesa come indifferenza, che si è molto diffusa negli ultimi anni, è un’astrazione di derivazione giacobina ed esiste solo nelle menti dei laicisti, la realtà invece non è laica e indifferente, l’Italia reale ha una sua concreta identità che si ribella alle forzature ideologiche. Proponiamo ai sindaci di riscoprire la storia della nostra nazione, le nostre radici cristiane, la vita dei nostri antenati. Apriamo gli occhi e guardiamoci intorno, ovunque vedremo segni della Fede cattolica, vedremo i santuari e i monumenti che testimoniano le preghiere che hanno accompagnato i periodi più drammatici della nostra storia.
I nostri avi hanno pregato e sono stati esauditi. Vogliamo provarci anche noi?
Filippo Bianchi