tratto da: Pro Vita e Famiglia
Magistratura difenda malati e fragili da pressioni politiche e mediatiche pro-morte
Roma, 28 giugno 2022
«Secondo l’ultimo rapporto parlamentare sul tema, circa il 70% dei cittadini italiani che ne avrebbero diritto non ha accesso al sistema di cure palliative per vivere con dignità le fasi più complicate di una malattia. In questo contesto, la lotta di Marco Cappato per aiutare cittadini sofferenti a cui non sono garantite cure complete ed efficienti a uccidersi o farsi ammazzare è l’esatto opposto di una battaglia di civiltà per i diritti individuali».
Lo afferma Jacopo Coghe, portavoce di Pro Vita & Famiglia Onlus, in merito all’autodenuncia con cui Marco Cappato ha fatto sapere di aver accompagnato una donna veneta malata di cancro a morire in una clinica Svizzera.
«Sfruttando personali esperienze di sofferenza e dolore – continua Coghe – e confidando nella sponda compiacente di qualche giudice ideologizzato, come avvenuto nel caso di Dj Fabo, Marco Cappato mira a scardinare quella “tutela minima del bene vita” nell’ordinamento italiano che secondo la Corte Costituzionale vieta in Italia la soppressione o l’aiuto al suicidio di un individuo anche consenziente, se non entro specifici limiti posti dalla stessa Consulta che noi non condividiamo ma che nel caso in oggetto sono stati comunque palesemente travalicati. La magistratura deve intervenire per tutelare quei malati fragili privi di cure idonee ed efficaci che la campagna di Cappato rischia di influenzare portandoli a desiderare il suicidio o l’uccisione», conclude Coghe.